Storia delle Isole Eolie – Origine, Tradizioni, Eventi, Curiosità

Fin dalla remota antichità le Eolie sono state considerate terre affascinanti e misteriose. Da Omero agli storici romani, dai viaggiatori dell’ottocento ai turisti odierni, le sette isole dell’arcipelago sono apparse ed appaiono come luoghi magici dove la natura ha riservato per sè angoli di bellezza incontaminata, tra mille toni di azzurro e di blu del cielo e del mare, tra colori e profumi intensi, tra lave incandescenti e bianche pomici.

Terre dove da sempre la leggenda si confonde con la realtà. Ma non è solo per la bellezza dei paesaggi e delle coste che le isole Eolie sono così uniche. Una storia ed una cultura plurimillenaria conferiscono loro, infatti, un posto di primo piano nel mondo mediterraneo.

Qui Eolo, mitico sovrano, dispensatore dei venti, scelse di creare il suo regno e prima di lui altre genti, provenienti ora dalla Sicilia, ora dalla penisola italiana, ora dall’oriente e dalla Grecia, vi ebbero dimora attirati dalle risorse del luogo, dal dolce clima e dalla favorevolissima posizione geografica.

I primi abitatori, giunti nel Neolitico intorno al 4000 a.C., furono attratti dalla presenza della nera ossidiana, che i vulcani dell’isola di Lipari avevano emesso insieme alle bianche pomici. L’ossidiana, lucida e tagliente come vetro, era preziosissima poichè veniva lavorata per ricavare armi e utensili e venduta anche ad altri popoli. Il Castello di Lipari divenne presto la roccaforte delle isole, una vera e propria fortezza naturale con le sue pareti a picco sul mare.

Secoli dopo, quando l’ossidiana non fu più richiesta a causa della scoperta dei metalli, ad attirare l’arrivo di genti di provenienze diverso verso l’arcipelago eoliano fu l’eccezionale e strategica posizione geografica. Le isole Eolie, infatti, tra il 2000 ed il 1000 a.C. con l’età del Bronzo, si trovarono al centro delle rotte commerciali che percorrevano il mar Mediterraneo da Oriente ad Occidente, seguendo la via dello stagno fino all’attuale Inghilterra, e costituirono quindi punti importanti di sosta, di rifornimento e anche di stazionamento per i popoli navigatori.

Tra questi i primi furono proprio quegli Eoli di cui parlano le leggende e che avrebbero dato nome alle isole. In questo periodo, oltre che nell’isola maggiore, Lipari, estesi ed importanti villaggi di capanne in pietra sorsero anche a Filicudi, a Salina e a Panarea, i cui resti affascinanti sono ancora oggi visitabili in luoghi estremamente suggestivi.

La famosissima civiltà micenea lasciò alle Eolie le sue impronte costruendo nel XV secolo a.C. il più antico edificio termale del Mediterraneo, sopra la sorgente di benefiche acque sulfuree della località di S. Calogero a Lipari. Quando arrivarono i coloni Greci nel 580 a.C. a creare a Lipari e nelle altre isole nuove città, le Eolie avevano già alle spalle già una storia millenaria.

I greci chiamarono Lipari Lipàra o Meligunìs, forse per la dolcezza del clima; Salina Dydime, la gemella, per le sue due montagne; Vulcano Hierà, sacra, per il vulcano attivo considerato dimora del dio Efesto; Stromboli Strongyle, per la forma simile ad una trottola; Alicudi Ericusa, l’isola dell’erica; Filicudi Phenicusa e Panarea Hicesia, dal significato ancora sconosciuto.Tutte le isole furono abitate in età greca, ad eccezione di Vulcano, allora in piena attività.

Soprattutto la città di Lipàra fu splendida, ricca e fiorente nelle sue manifestazioni di vita, di cultura e di artigianato. Basti pensare agli splendidi vasi dipinti o alla collezione unica di piccole maschere e statuette teatrali rinvenuti nelle sepolture durante gli scavi archeologici.

L’acropoli, ovvero il cuore della città, era sul Castello, dove oggi ha sede uno dei Musei Archeologici più importanti in Europa, Museo intitolato al grande archeologo Luigi Bernabò Brea che insieme a Madeleine Cavalier dedicò tutta la sua vita alla scoperta dei tesori dell’arcipelago. Visitare il Castello di Lipari, i cinque padiglioni del Museo e l’area del parco archeologico è come sfogliare un libro di storia e trovare pagina dopo pagina ogni momento ed ogni vicenda, dal passato al presente.

La città greca, purtroppo in seguito distrutta dai Romani, si estendeva anche alle pendici del Castello, nell’attuale contrada Diana, cinta da poderose mura di fortificazione; oltre era la necropoli, con centinaia di ricche sepolture, i cui corredi possono essere ammirati nelle sale del Museo. Le isole caddero in mano ai Romani nel 252 a.C. dopo una lunga battaglia e persero nei secoli a venire molta della loro libertà, continuando però a mantenere una posizione importante nel Mar Tirreno.

Molte rotte continuarono a toccare questi mari e ne sono testimonianza i tanti naufragi avvenuti contro le scogliere e sulle secche, che hanno depositato su ripidi fondali delle Eolie navi con carichi di anfore e vasi, sorprese da improvvise tempeste e trascinate dai flutti. La ripresa dell’attività dei vulcani di Lipari rende bui i secoli dopo la fine del dominio romano.

Un ricordo di quelle eruzioni ci è stato tramandato dal monaco tedesco Willibald, di passaggio dinanzi alle isole nel 729 d.C., quando racconta di avere visto il cielo paurosamente oscurato da una coltre di ceneri e pomice. La ripopolazione dell’arcipelago avviene qualche secolo dopo, nell’XI, con l’arrivo dei Normanni. A loro si deve la costruzione sul Castello di Lipari della prima cattedrale, con annesso un chiostro, dedicata a S. Bartolomeo apostolo, ancora oggi patrono amatissimo dell’isola.

Grande risonanza ebbe nella memoria degli storici antichi la presa ed il terribile saccheggio del Castello fortificato da parte dei pirati di Kaireddin Barbarossa nel 1544. Dopo questo infausto evento gli Spagnoli di Carlo V fecero erigere possenti mura di cinta intorno alla rocca ed ancora oggi a chi arriva dal mare esse si presentano con la loro imponenza e bellezza e si lasciano ammirare soprattutto da chi vuole passare attraverso le sue antiche aperture. Solo con lo scemare dei pericoli della pirateria, nel corso del 1700, gli abitati delle isole si estendono nuovamente, con rinnovato fervore ed alacrità.